Ho un terribile problema. Fin da piccola immaginavo le notizie della mia vita come spot pubblicitari; ma d’altronde, cresciuta con la tv e il computer, cosa potevo aspettarmi se non qualche strano problema?
“Siete stati troppo pigri per presentare la vostra domanda per essere accettati al Jamboree? Niente paura, ci pensa il Jota-Joti!”
Sembra proprio la pubblicità per me.
Ricordo ancora l’emozione del mio primo Jota Joti: in mente ripassavo l’inglese perché già pensavo, tramite radio , di poter dire la mia a tutti. Il che mi fa pensare a quanto fossi megalomane già allora.
Ma torniamo ai ricordi, quelli indelebili, inconfondibili, quelli che senti di non poter lasciare andare così: il montaggio di quella radio, dell’antenna; mi dava l’impressione che tutto dipendesse da quell’enorme asta di metallo freddo, collegata a dei fili aggrovigliati che correvano giù lungo il muro e verso quelle cuffie e quel microfono.
“CQ Jamboree…..” Ancora oggi potrei ripetervi il codice della stazione radio, in inglese perfetto (perché non mio, sia ben chiaro!) e continuare a sperare di ricevere notizie, che arrivarono, più tardi, confuse ma gioiose di un gruppo di scout australiani.
Si concluse la parte Jota per iniziare, il giorno dopo con lo Joti.
Ho sempre amato scrivere, figuriamoci se non mi sarei divertita con il Jam su internet!
Conobbi tanti scout, scambiai, virtualmente, le cartoline.
Avevo solo 13 anni, eppure mi sembrava di aver viaggiato per una vita intera.
Buon Jota-Joti.
Gina